Friday, October 06, 2006

 

Ascensione del Chimborazo, 4-6 ottobre 2006 - ITALIANO

Accampamento, 4600m - 4 Ottobre 2006
Si' lo so, qualcuno stara' pensando che alla fine dei conti il piede non mi faceva cosi' male se alla fine dei conti ho trovato la forza di partire per una nuova montagna. Ma le cose non stanno proprio' cosi'. Diciamo piuttosto che ho preferito tenermi il dolore al piede pur di poter ricominciare a scalare. Ed in verita' va molto meglio, infatti anche se il pollice sta cantando come un'allodola sono comunque riuscito ad arrivare alla base del Chimborazo. Sono attualmente accampato a 400m dal Rifugio Whymper, punto di partenza per la scalata del Chimborazo lungo la sua via normale. Oggi ero troppo stanco per poter fare anche solo un metro di piu' ed avevo comunque bisogno di passare una giornata a 4500m per riacclimatarmi all'altitudine.
Il Chimborazo non e' una delle montagne piu' alte della Cordigliera delle Ande; e' la piu' alta dell'Ecuador, ma nonostante i suoi 6310m ci sono almeno altre cinquanta montagne sparse in America del Sud che sono piu' alte. Quello che sorprende di questa montagna sono le dimensioni relative rispetto a cio' che e' attorno. Non credo di aver mai visto niente di cosi' GROSSO; e' un blocco massiccio ricoperto da un ghiaccio anch'esso massiccio che si erge per circa 2500 metri sull'altipiano circostante che ha una quota variabile fra i 2500 ed i 3500 metri.
Fuori c'e' la Luna e fa' abbastanza freddo. Nel tepore del mio sacco a pelo ed alla luce tremula della mia lampada da campeggio scrivo nel timore della solitudine che provero' quando avro' finito di scrivere. E' periodo di bassa stagione e' credo che anche questa montagna dovro' scalarla da solo.

Rifugio Whymper, 5000m - 5 ottobre 2006
Sono le quattro del pomeriggio, fra sette ore comincero' la scalata. Anche questa volta, dannazione, da solo. Il paesaggio attorno e' davvero - scusate la banalita' - lunare. C'e' giusto un po' di vegetazione che cresce attorno alle acque di fusione del ghiacciaio (a 5000m c'e' poca flora che si adatta a condizioni cosi' rigide ed ancora meno fauna). Il ghiacciaio e' scuro per via dell'eruzione del vicino vulcano Tungurahua che qualche settimana fa a eruttato grandi quantita' di ceneri. Questo accellerera' il processo di fusione del ghiacciaio (i corpi scuri ricevono piu' luce, e quindi calore, dei corpi chiari) che all'equatore e' gia' avanzatissimo. Non so come andra' domani, so solo che se mi riesce di arrivare in vetta si trattera' di un succeso personale grandissimo. La via normale al Chimborazo e' classificata PD (poco difficile) ma quando si parla di montagne di 6000 metri il condizionale e' d'obbligo ed inoltre sono da solo e questo fatto psicologicamente e' un grosso ostacolo.
Comunque vada ci mettero' tutta la mia motivazione ed il mio entusiasmo.

Quito - 6 ottobre 2006
Eccomi al tavolo di questo Internet Bar mentre metto insieme i ricordi di una giornata pesantissima. Ieri sera alle undici dopo aver mangiato una doppia dose di Porridge e tre tazze di latte caldo sono partito alla volta della cima del Chimborazo, con le stelle e la luna che mi facevano compagnia. Con molta rapidita mi porto a 5300m dove comincia un percorso su misto (roccia e ghiaccio) chiamato El Corridal (il corridoio). Cominciano le prime difficolta', mi aspettavo una specie di "camminata" ed invece e' necessario l'uso frequente della picozza. Non nevica da circa un mese, lo strato superficiale di neve e' completamente sciolto ed ha lasciato il posto a quello che si chiama tecnicamente "ghiaccio vivo". In effetti nel processo di formazione di un ghiacciaio quel che succede e' che la neve in seguito a processi di compattazione e fusione passa dallo stato di neve, appunto, a quello di ghiaccio. La fine di questo processo avviene quando la neve arriva alla massima densita' possibile ammissibile per il ghiaccio e naturalmente questo strato poiche' e' quello con la densita' piu' alta e' anche quello piu' profondo. E' anche quello che in virtu' della maggiore densita' ha anche maggior peso e quindi "fluisce" piu' rapidamente a valle. Non voglio farla lunga - smettetala di sbadigliare! - ma poiche' e' lo strato piu' profondo e' anche quello che e' a contatto con la roccia e dunque nel suo movimento trascina con se ogni sorta di pietrisco.
Tutto questo per dire che il ghiaccio e' molto duro, perche' e' denso e perche' contiene roccia.
Senza troppe difficolta' procedo fino a 5500m dove mi aspetto di trovare uno strato di neve piu' morbida sulla quale scalare. Niente, ancora ghiaccio. Duro, durissimo. Con fatica riesco ad avanzare. Non mi aspettavo di trovare delle condizioni di questo tipo ed ho optato per un equipaggimento "leggero", vale a dire ho una sola picozza e ramponi poco aggressivi.
Con grande rischio (sto scalando in solitaria) ho lasciato dietro di me un dosso di circa dieci metri. Questa e' descritta nelle mia carte come l'ultima difficolta' prima di un tedioso percorso di quattro ore che conduce in vetta su neve con pendenza di circa 30 gradi. Ma la pendenza qui non e' di 30 gradi, ma almeno 45. Procedo su questo "muro" di ghiaccio sperando che le cose migliorino man mano che la vetta si avvicini. Niente da fare, dopo un'ora e mezzo di duro lavoro e circa 500 metri di ghiaccio mi trovo a 6000m e la pendenza invece di ridursi si inasprisce. Adesso mi trovo solo, in mezzo al vento che spira sempre piu' forte, con circa 500 metri di vuoto dietro di me. Il minimo errore nel piazzare la picozza o i ramponi potrebbe costarmi caro, con molta difficolta' potrei in un ghiaccio cosi' dura arrestare una caduta. Credo di aver sbagliato direzione, ho preso la via diretta verso la vetta ed invece da qualche parte bisognava "accompagnare" il cambio di pendenza. Ad ogni modo sono le quattro del mattino, comincia ad essere troppo tardi. Fra due ore lo strato superficiale del ghiaccio comincera' a sciogliersi, ed oltre ad essere duro sara' anche scivoloso. Ad ogni modo anche se volessi ignorare le difficolta' del ritorno su una superficie difficile non mi e' possibile ignorare che di fronte a me ho ancora 300 metri da vincere, con pendenze superiori ai 50 gradi, senza possibilita' di sbagliare e con un equipaggiamento inadeguato (ho una sola picozza). E per di piu' comincio ad essere stanco.
Il buon senso si fa strada, raccolgo le energie e lentamente ma con costanza comincio a scendere giu'. Fronte al ghiaccio, metro dopo metro, colpo su colpo, raggiungo "El Corridal" ad alba inoltrata ed alle sette e mezzo sono al rifugio.
La rabbia per la vetta mancata e' grande, ma la gioia di essere tornato come sono partito lo e' ancora di piu'.
Oggi e' una bella giornata, anche se il Sole fa' fatica a splendere.

Comments:
Bravissimo a scendere ! Stavo leggendo il tuo post e mi iniziava a crescere l'ansia, temevo che avresti spinto su... hai fatto benissimo a girarti indietro, li' ci sarebbero volute due picche e ramponi aggressivi da come hai descritto la via. Ci vuole coraggio e intelligenza a prendere le decisioni 'ingloriose'. Anch'io come Floriana penso davvero che stai vivendo in un mondo parallelo.
 
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