Saturday, September 30, 2006

 

Quito, 30 settembre 2006 - ITALIANO

Anche il Cotopaxi e' stato scalato, alla fine. Ma negli ultimi giorni di cose ne sono successe. Innanzitutto l'altro ieri. Con Judith e Vanessa ci siamo fermati a cento metri (si', cento) dalla vetta. Le svizzere avevano paura di una valanga; era l'una del pomeriggio e la neve aveva perso consistenza. Non me la sono sentita di andare avanti da solo e cosi' siamo tornati tutti al rifugio. Le ragazze sono poi andate via ma io sono rimasto per riprovare la scalata il giorno dopo. Tanto per rinnovare uno scenario consueto mi sono trovato solo, il che su una montagna come il Cotopaxi e' una situazione piu' unica che rara. Con enorme fatica (mi sono perso ed il tempo era piu' che inclemente) sono arrivato in cima e tornato al rifugio alle undici del mattino nonostante avessi lasciato il rifugio prima delle tre. La montagna alla fine e' stata conquistata, ma con poca soddisfazione. Vento fortissimo e nubi mi hanno impedito di vedere il cratere. Solo la posizione data dal mio GPS mi ha effettivamente confermato che ero sul punto piu' alto del vulcano.
Non finisce qui, purtroppo.
Appena arrivato al rifugio un dolore fortissimo mi ha preso al piede sinistro. L'unghia del pollice era piena di sangue e doleva in modo lancinante. Sono arrivato a Quito nel tardo pomeriggio con un dolore ormai insopportabile. Accompagnato dal portiere dell'albergo mi sono recato ad un vicino pronto soccorso dove mi hanno asportato l'unghia. Non posso descrivere cio' che ho provato. L'anestesia aveva avuto poco effetto ed anzi nel tentativo di somministrarla il dolore era fortissimo. Non ne parliamo quando il dottore con una forbice ricurva mi ha asportato l'unghia in tutta la sua interezza. Sono passate poco meno di ventiquattro ore dall'accaduto; il piede e' ancora dolorante ed vistosamente fasciato. Ne avro' per qualche giorno ed e' inutile dire che la cosa mi annoia moltissimo. Dovro' restare in albergo o al massimo nelle vicinanze e per adesso di scalare non se ne parla.

 

Cotopaxi Rifugio "J. Rivas", 27 settembre 2006 - ITALIANO

Eccomi alla seconda montagna, il vulcano Cotopaxi. Una spettacolare montagna, un vulcano perfettamente conico con un ghiacciaio bianchissimo che discende dalla sommita' (5897m) fino a 4900m. Sono al refugio "J. Rivas", il piu' antico (nonostante abbia appena trent'anni) e popolare in Ecuador. Stranamente stasera non c'e' molta gente. Ma ho incontrato Vanessa e Judith, due ragazze svizzere che avevo conosciuto quando mi ero accampato durante la scalata del Cayambe. Domani scaleremo la montagna insieme.
Intanto mezz'ora fa ho portato, praticamente sul mio dorso, un americano ed il suo relativo bagaglio al parcheggio che e' trecento metri piu' giu'. Aveva dei sintomi molto intensi di mal di montagna. Fortunatamente la sua "guida" - che stava tranquillamente a valle - e' venuta di tutta urgenza a prenderlo. Mi ha comunque sorpreso la noncuranza della gente del posto rispetto all'accaduto. Non capisco se si trattava di negligenza o semplicemente di una situazione talmente comune ma non suscitare piu' sorpresa.

Tuesday, September 26, 2006

 

Ascensione del Nevado Cayambe, 21-23 settembre 2006 - ITALIANO

Cayambe - 21 settembre 2006
Sono a Cayambe, una cittadina a circa sessanta chilometri al nord di Quito, preparando l'ascensione del Nevado Cayambe un vulcano estinto alto circa 5800 metri.La pensione dove mi trovo e' semplice ma pulitissima; e' al secondo piano di una costruzione che fra poco ne avra' tre. L'Ecuador e' un paese in via di sviluppo, si costruisce dovunque. L'Italia negli anni '50 e '60 doveva essere lo stesso. Cantieri dovunque, polvere, costruzioni che vengono su' come funghi. A dire il vero funghi velenosi, visto il modo di costruire e la pessima integrazione con il territorio. D'altra parte non se ne puo´volere piu´di tanto ad un popolo che solo adesso comincia ad avere i mezzi per sostituire baracche di lamiera e fango con delle abitazioni di solida muratura. Ma Cayambe, pur nel suo improvvisato sviluppo, resta ancora una zona rurale. Non ho visto "Gringos" o Europei e non credo ne vedro´. Il paese e' fuori dai circuiti turistici - a parte qualche festa patronale estiva - ed anche se si tratta di una tappa obbligata per scalare l'omonimo vulcano, la maggior parte degli alpinisti partono direttamente in 4x4 da Quito per rendersi al rifugio situato ai piedi del ghiacciaio che discende dalla montagna. Non c'e' da sorprendersi dunque che qui non vi sia alcuna logistica per rendersi da qui all'inizio della via di ascensione. O meglio qualcosa c'e', ma e' davvero solo qualcosa. Domani alle cinque del mattino parte un autobus che porta i contadini ad una fattoria situata ai piedi del Nevado Cayambe a circa 3600 metri, "l'Hacienda Piemonte Alto". Vedro' di prendere quell'autobus anche se non mi e' ben chiaro da dove parte. L'idea e' di piantare la tenda a circa 4200 metri la prima notte, spostare l'accampamento a 4800 metri il giorno dopo e tentare la vetta il giorno seguente. Non mi e' possibile andare piu' veloce perche' devo abituarmi all'altitudine e so per esperienza passato che a piu' di 4000 metri l'acclimatamento e' una faccenda delicata.La mia preoccupazione principale adesso e' trovare qualcuno con cui arrampicare, l'idea di farlo da solo non mi va particolarmente. A 4600 metri v'e' un rifugio, puo' darsi li' trovero' qualcuno.

Nevado Cayambe, accampamento 4200 metri - 22 settembre 2006
Stamane prendere l'autobus e' stata una piccola impresa ma eccomi qui accampato su un prato che ricorda i nostri alpaggi alpini. Fisicamente avrei potuto spingermi fino al rifugio o anche oltre ma non me la sono sentita di rischiare troppo con l'altitudine. Stamattina all'alba ero ancora a 2700 metri ed in meno di dodici ore sono salito di 1500. Passare una giornata qui e' davvero il minimo. Domani mi spostero' al rifugio (4600 metri) o alla base del ghiacciaio (4800 metri) e riposero' una buona mezza giornata prima di tentare la vetta l'indomani. E' un po' noioso aspettare qui ma non ho altra scelta. Almeno avessi un libro o qualcuno con cui parlare. Come prevedevo sono solo.
Primo giorno in tenda

Nevado Cayambe, accampamento 4800 metri - 23 settembre 2006
Come previsto non ho trovato nessuno con cui scalare. Quelle poche persone che erano al rifugio erano turisti che non andavano piu' lontano di li'. Dovro' di nuovo scalare in solitaria anche se la cosa davvero non mi va; ci sono dei crepacci molto estesi. Domani provero' alla sola condizione che la visibilita' e le condizioni metereologiche siano perfette. Al minimo rischio faro' dietro-front. La sveglia e' prevista all'una del mattino, voglio essere in vetta al piu' tardi alle sette ed arrampicare sul ghiaccio quanto piu' duro possibile. Di giorno fa molto caldo ed il ghiaccio non e' praticabile dopo le dieci del mattino; per converso di notte fa sufficientemente freddo con conseguente ricongelamento e formazione di uno strato di ghiaccio superficiale di buona qualita' sul quale scalare e' molto piacevole.
Nevado Cayambe, sezione terminale

Cayambe - 24 settembre 2006
Tutto bene stamattina. L'ascensione e' stata un po' dura ma senza difficolta' particolari. Mi sono svegliato all'una ed una mezz'ora piu' tardi ho lasciato l'accampamento. Alle sette ed un quarto ero in vetta. Li' mi sono reso conto che non ero ancora pronto per essere ad una quota cosi' elevata (5979 metri). La buona condizione fisica mi ha assistito ma ho avvertito nausa e mal di testa, sono sceso di corsa e mi sono sentito subito meglio.Adesso per un paio di giorni faro' il turista, poi preparero' l'ascensione al Cotopaxi, un'altro vulcano esteso dotato di uno spettacolare circo glaciare.

 

Quito, 20th September 2006 - ENGLISH

Here we are in Quito, the first step of my adventure.
Right now I am at the Ecuador Military Geographic Institute (EIGM), the only authority in Ecuador that can release maps of the country. Unfortunately this is a necessary step as there is no other place where I can find the maps of the mountains that I am going to climb. Things are almost the same in the other countries of South America, a little easier in Argentina and Peru, much harder in Bolivia and Chile.
In a couple of hours I should get the maps of the three higher mountains of Ecuador: Chimborazo, Cotopaxi and Cayambe. The "smaller" of the three is Cayambe which is just under 6,000m (5,794 according to the last survey) and I will start with this climb. The funny thing is that even of those maps - which are the best available maps - there are plently of mistakes. They have been updated the last time in the 50's and since that time many things, as the profile of the glaciers, have been changing significantly.
The sense of anxiety that I carried with me during the last days is diluting, I start to feel as I am travelling since months. Quito, as any big south-american big city, is not the kind of place where one feels at home after a couple of hours. It is smoggy and dirty but at 2,800m of height is a convenient base where start to acclimatise to the altitude and set-up the logistics.
Well, if everything goes by the plan in about a week the pictures of Cayambe will be on the web.

 

Londra, 19 settembre 2006 - ITALIANO

Finalmente,
ho atteso questo momento per piu' di un anno. E negli ultimi giorni mi era sembrato irragiungibile. Le note di "Every Breathe You Take" riprodotte dal mio lettore MP3 marcano gli istanti. Il mio lungo viaggio finalmente comincia. Sono seduto in questo aereo mezzo vuoto, il Sole brilla vivace e fra qualche istante la mia mente sara' con il mio corpo al di la' delle nuvole. Ed allora davvero tutte le mie inquietudini, dubbi e timori delle ultime settimane svaniranno. Ad entrare nei dettagli degli ultimi giorni si potrebbe scrivere un libro. Ho salutato e brindato innumerevoli volte con amici e colleghi, trattenuto qualche lacrima, corso una maratona l'altro ieri, passato notti a preparare il trasloco. Ieri pomeriggio ho traslocato, quasi tutti i miei oggetti sono stati portati via ed ho lasciato casa. D'un tratto mi sono trovato solo con i miei dubbi ed aspettative.
Lasciare il lavoro venerdi' scorso e chiudere ieri sera la porta di casa per l'ultima volta sono stati momenti piu' difficili ed intensi del previsto.
Finalmente, ieri sera - a preparativi conclusi - mi sono addormentato a casa di Marika nella piu' densa delle stanchezze.
Un'ora fa gli abbracci di Marika e di Ivano sono stati il piu' dolce degli arrivederci.
Adesso tocca a me vivere i prossimi mesi al ritmo delle mie voglie, ambizioni ed aspettative. Non mi aspetto di trovare "me stesso", non parto per un viaggio mistico. Ho un'idea di chi sono e di cosa voglio, pur nei miei dubbi, paure ed incertezze. Questo viaggio non e' altro che la tappa finale di un processo di riscoperta di me stesso che e' cominciato da qualche tempo.
Le montagne sono li' ed io, come tanti altri, per scalarle. Non posso, e non so, dire altro.

Friday, September 15, 2006

 

Last day at work, 15th September 2006 - ENGLISH

Today it was my last day at work.
I can hardly explain my feelings. Of course it was my choice to leave my job and start my adventure of climbing and this is not for good. Nevertheless I feel strange. In a couple of days I will leave the organised society and all the net of protections that I worked so hard to build around me. In less than a week I will have every morning to care about myself and very often in an hostile environment.
Right now I feel confused. Did I the right thing leaving a well paid job, a nice flat and a good career just for the pleasure to enjoy ten months of climbing in South America? I was absolutely convinced of this untill ten days ago, I guess it will be the same in a week but right now I feel just confused. There's a schedule of things to do before the departure and the best is to keep busy and follow the plan. Perhaps my doubts and confusion will dilute a few days after my departure.
It wasn't easy today fo leave for good the office; I wait with some impatience and fear the moment I will close the door of my flat and I find myself with my climbing equipment and a few choths. Those things will be my life for the next ten months.

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