Saturday, February 24, 2007

 

Monte Tronador, 20-24 febbraio 2007 - ITALIANO

20 febbraio 2007 - San Carlos de Bariloche
Eccomi a San Carlos de Bariloche, un altro centro turistico in piena espansione in Patagonia argentina. Come nel resto della Patagonia anche qui sembra che lo sviluppo turistico non abbia limiti. E come a El Chalten si assiste purtroppo allo stesso scenario: costruzioni un po' dovunque, inquinamento seppur ancora localizzato e, quello che forse mi da' piu' fastidio, un atteggiamento spiccatamente commerciale della gente del luogo verso i turisti.
San Carlos de Bariloche, o semplicemente Bariloche, e' il centro principale della "regione dei laghi", l'unico luogo argentino dove si riscontrano delle vere condizioni ambientali di tipo alpino. Foreste di conifere, laghi di origine glaciale, ghiacciai di tipo alpino al di la' dei duemila metri. Inutile dirlo, con El Chalten, questo luogo si divide il primato di capitale dell'alpinismo nazionale. In realta' le montagne qui sono infinitamente piu' facili di quanto non siano a El Chalten, per converso c'e' una maggiore varieta' di arrampicata su roccia e sopratutto il clima e' immensamente piu' mite.
Questa volta ho un obiettivo assolutamente alla mia portata, scalare il Monte Tronador, una montagna di circa 3300 metri caratterizzata da una intensa glaciazione. La via normale di scalata che intendo seguire e' classificata fra PD ed AD, cioe' fra "poco difficile" ed "abbastanza difficile". Si parte da circa 2000 metri da un rifugio ed in circa sei ore, se le condizioni lo permettono, si arriva in vetta. Rischi oggettivi sono i crepacci e la caduta di seracchi, le difficolta' sono concentrate negli ultimi centi metri di scalata e sono rappresentate da qualche passaggio di roccia di II grado e da una breve sezione di ghiaccio duro verticale. L'idea e' di scalare la montagna in solitaria ma non rifiutero' di aggregarmi ad altri alpinisti se le condizioni si presenteranno.

21 febbraio 2007 - Refugio "Otto Meiling"
Eccomi al rifugio "Otto Meiling". La struttura e' gestita dal "Club Andino di Bariloche" ed e' straordinariamente simile ai nostri rifugi alpini. E' quando dico simile intendo che e' fornita di ogni conforts e naturalmente costosa. Ma purtroppo negli ultimi anni questa ' stata l'evoluzione dei rifugi alpini. Da strutture di ricovero sono diventate alberghi di alta quota. Ma questo e' un altro discorso, veniamo a noi. L'idea era di partire domani alle quattro del mattino per tentare la vetta del Monte Tronador ma il tempo non lo consentira'. Fuori nevica e ci sono meno di dieci metri di visibilita'. Mi alzero' dalla mia branda per verificare le condizioni meteorologiche ma senza dubbio la scalata e' rimandata almeno a dopodomani.

22 febbraio 2007 - Rifugio "Otto Meiling"
Come prevedibile le condizioni metereologiche questa mattina erano inadeguate. Nelle ultime ventiquattro ore erano caduti almeno cinquanta centimetri di neve. Mi sono alzato per verificare se si poteva almeno intentare la scalata, ma mi sono subito reso conto che era meglio desistere sopratutto in solitaria. Verso le undici ho lasciato il rifugio ed ho percorso in circa tre ore circa mille metri di dislivello. A circa 2900 metri, in condizioni oggettivamente favorevoli, ho deciso di fare marcia indietro. E questo per due motivi, essenzialmente. Il primo e' che si era fatto troppo tardi; erano le due del pomeriggio e mancavano almeno due ore alla vetta. Il secondo e' che ho conosciuto tre argentini al rifugio che sono d'accordo con lo scalare insieme la montagna domani. Scalare in solitaria per guadagnare una mezza giornata non mi sembrava una dimostrazione di buon senso anche perche' credo che gli ultimi cento metri di scalata siano abbastanza tecnici.

23 febbraio 2007 - San Carlos del Bariloche
Un'altra montagna e' andata. Le cose sono andate nel migliore dei modi. Stamattina alle cinque del pomeriggio abbiamo lasciato il rifugio e circa sei ore piu' tardi eravamo sulla vetta del Monte Tronador. Come previsto, abbiamo incontrato qualche piccolo ostacolo negli ultimi cento metri ma questo ha almeno reso la scalata interessante. Fino ai 3100 metri si era trattato di una banale progressione su ghiacciaio; evitare i crepacci e le zone di possibile seraccata erano stati l'unica difficolta'. Il ritorno e' stato particolarmente faticoso; abbiamo scelto un itinerario diverso da quello della scalata e ci siamo trovati in circa mezzo metro di neve polverosa. Per circa due ore siamo stati costretti a procedere attraverso neve fresca e quando finalmente siamo arrivati su terreno compatto una fitta nebbia ci ha costretti al continuo uso della bussola e del GPS per non perderci. A rendere le cose meno piacevoli si e' messo un forte vento da Ovest che ci ha reso la progressione faticosa e poco piacevole.
Cio' che non avevo calcolato era a fatica. Appena dopo essere tornato al rifugio sono sceso a valle e dopo tre ore di trekking sono giunto al luogo dove avrei teoricamente dovuto trovare l'autobus che mi avrebbe condotto a San Carlos de Bariloche. In realta' sono arrivato in ritardo anche se fortunatamento ho trovato un veicolo 4x4 che ha accettato di condurmi fino in citta'. Stanco ed infreddolito ho passato circa due ore nel vano posteriore di una jeep prima di raggiungere il mio albergo a Bariloche. Il freddo sofferto durante il viaggio si e' aggiunto a quello della mattina ed alla stanchezza precedente. Appena arrivato in albergo mi sono messo sotto una doccia bollente ma con poco risultato. L'acqua era calda al punto da ustionarmi ma non serviva a scaldarmi. Il freddo e la stanchezza mi avevano "lavorato" al punto da rendere inutile l'azione della doccia: dopo trenti minuti sotto un flusso di acqua bollente sentivo ancora dentro di me il freddo.

24 febbraio 2007 - San Carlos de Bariloche, un giorno di riposo
Oggi ho passato la giornata come un turista. Sveglia alle dieci, un prima colazione che era in realta' un pranzo. Giornata a passeggiare in citta', fermandomi ogni mezz'ora per mangiare o bere qualcosa. Pranzo e cena in ristoranti piu' che decenti.
Domani lascero' Bariloche per rendermi in Cile per un paio di giorni. Scalero' il facile Vulcano Villarrica che sorge presso la citta' cilena di Pucon. In seguito mi dirigero' verso Nord, in direzione della citta' argentina di San Juan. Li' incontrero' David, un alpinista californiano conosciuto a El Chalten durante il mio "soggiorno patagonico". Insieme cercheremo di scalare percorrere la cresta che congiunge montagne di circa seimila metri.
Riposarsi dopo aver scalato e' un grande piacere, ma solo perche' si tratta del preludio a nuove avventure.

Tuesday, February 20, 2007

 

Tre settimane in Patagonia meridionale - ITALIANO

El Chalten, 30 gennaio 2007
Dopo le difficili tre settimane passate al Cerro San Lorenzo ho deciso di fermarmi tre settimane a El Chalten, il luogo che piu' di ogni altro rappresenta l'alpinismo di punta in Argentina.
El Chalten e' un piccolo villaggio di meno di mille abitanti che e' stato fondato venti anni fa per volere del governo argentino con il chiaro scopo di rendere vane le possibili rivendicazioni territoriali cilene.
Adesso a venti anni di distanza quello che era un avamposto dell'esercito e' diventato un centro turistico in fortissima espansione. Personalmente direi in espansione fin troppo forte e sicuramente incontrollata. Costruzioni - che fortunatamente non superano i due piani - sorgono un po' dovunque ed ormai il flusso di alpinisti rappresenta una piccola porzione della massa di persone che con le loro guide Lonely Planet raggiungono questo luogo con lo scopo di poter fotografrare le piu' belle cime di granito della patagonia argentina: Cerro Torre, Fitz-Roy, Poincenot e tante altre.
Il luogo si trova in Patagonia meridionale al margine del Hielo Patagonico Sur, la terza massa glaciale del pianeta per estensione dopo l'Antartide e la Groenlandia. Questo enorme ghiacciaio si estende per oltre 450 chilometri ed alle sue estremita' si diramano enormi lingue glaciali come il ben noto Perito Moreno. Mi fermero' qui per tre settimane con l'obiettivo di scalare tre o quattro cime, le piu' abbordabili fra l'enormita' di guglie e di aguzze vette che caratterizzano questo luogo. Il clima, inutile dirlo, e' spiccatamente rigido con precipitazioni frequenti.
Il problema principale che ho attualmente e' che ancora non sono riuscito a sostituire il materiale perso nella valanga al San Lorenzo. Aspetto una spedizione dall'Italia ed una da Buenos Aires in questo senso. Per il momento mi dovro' accontentare di noleggiare del materiale di dubbia qualita'. Un motivo in piu' per fare attenzione, anche perche' durante le prossime settimane saro' probabilmente solo nei mie tentativi di conquista di queste deserte vette patagoniche.
Domani mi muovero' verso il campo "De Agostini" con l'obiettivo si scalare il Cerro Solo, una delle poche montagne di qui che posso riuscire a scalare in solitaria.

Campo "De Agostini" (El Chalten), 2 febbraio 2007
I primi due giorni a El Chalten non hanno certo rispettato le aspettative. Alla frustrazione di non poter sistemare il materiale danneggiato e comprare quello mancante si aggiunge quella dovuta al tempo cattivo che da due giorni mi impedisce di tentare la scalata del Cerro Solo. Sono al campo De Agostini, un luogo frequentato dai piu' forti alpinisti del mondo perche' e' il campo base per la scalata del mitico Cerro Torre, una delle montagne piu' difficili al mondo tanto che e' stata conquistata la prima volta solo nel 1974. Il materiale che deve arrivare dall'Italia e da Buenos Aires tarda ad arrivare e mi comincia a venire il dubbio che si sia "perso" durante il tragitto. Domani provero' a scalare di nuovo questa cazzo di montagna. Mi annoia molto aspettare che le cose si mettano per il verso giusto ma d'altro canto non sono il solo in questa situazione. Attorno a me ci sono spedizioni di alpinisti forti e famosi - c'e' anche Alexander Huber, secondo me attualmente il piu' forte alpinista del mondo - che sono nella stessa condizione.
Una cosa e' certa. Essere qui con l'obiettivo di scalare il facile Cerro Solo e' quasi ridicolo quando comparato con cio' che stanno intentando le numerose spedizioni internazionali che sono accampate a pochi metri da me. D'altronde non posso meravigliarmi piu' di tanto; qui ci sono fra le montagne piu' difficili del mondo e solo in gennaio ed in febbraio ci sono le condizioni metereologiche per scalare. Nessuna sorpresa che i piu' forti alpinisti del mondo siano tutti qui.
Tra alcuni dei piu' grandi alpinisti del momento

Campo "De Agostini" (El Chalten), 3 febbraio 2007
Che modo stupido di perdere il tempo! Continua a piovere e nevicare ed io sono qui ad aspettare. Finora la Patagonia e' stata un vero disastro. Vorrei non essere mai venuto qui ed aver piuttosto puntato fin dal principio a montagne situate in luoghi dal clima piu' mite, come intorno a Mendoza o a Bariloche. D'altra parte non posso andare via perche' aspetto le spedizioni dall'Italia e da Buenos Aires. L'ideale sarebbe riuscire a scalare il Cerro Solo, ricevere questo maledetto materiale ed andare il piu' lontano possibile da qui.

El Chalten, 5 febbraio 2007
Finalmente! Ieri, dopo oltre quaranta giorni ho riprovato l'ebrezza di essere in vetta. Alla fine il tempo buono e' arrivato seppur per sole diciotto ore. Ma tanto mi e' bastato per lasciare il campo "De Agostini" ed arrivare in vetta al Cerro Solo. Pero' che fatica, e sopratutto che spavento! La scalata non e' stata per niente facile. Ho incontrato ghiaccio a circa 55 gradi e con una sola picozza e' stato difficile dominarlo. Senza parlare delle difficolta' in discesa: piu' volte ho dovuto passare dei punti di III e IV grado e tutto in libero perche' sottovalutando la difficolta' dell'ascesa avevo deciso di non portare la corda. Sicuramente di tratta di situazioni da non ripetere anche se e' proprio in questi momenti - a condizione di uscirni vivi ed interi - che si sviluppa la maggiore abilita' e corretta attitudine al pericolo.
Dopo la breve finestra di buon tempo che mi ha permesso di arrivare in vetta ieri, le condizioni metereologiche sono di nuovo disastrose. Il problema principale e' costituito dalla tenda; quella che ho comprato qui per gestire l'attuale emergenza e' davvero inutile, specialmente quando piove. Ad ogni modo credo che fra un paio di giorni mi dirigero' verso il campo di "Piedra del Fraile" con l'obiettivo di scalare il Cerro Electrico, una montagna di roccia sedimentaria dalla quale se il tempo e' buono e' possibile ammirare gran parte delle grandiose vette che circondano El Chalten. Si tratta di una montagna scalata raramente e non vi sono molte informazioni a riguardo. Ad occhio e croce si tratta di roccia di media qualita' e difficolta' intorno al IV grado.
Questa volta ci andro' con la corda anche se scalando in solitaria il suo uso e di limitata utilita'.

Campo "Piedra del Fraile", 7 febbraio 2007
Il tempo sembra migliorare. Forse domani sara' una bella giornata. Almeno bella abbastanza per arrivare in vetta al Cerro Electrico senza troppa fatica. Poi si vedra' se continuero' scalando altro nella zona o se tornero' a valle.
Sono nell'accampamento di "Piedra del Fraile" ed ho incontrato i "Ragni di Lecco". Questo nome forse suonera' sconosciuto ai piu'. Giusto per dare una idea, diciamo che si tratta probabilmente del piu' forte gruppo di alpinisti ed arrampicatori su roccia d'Italia e quindi del mondo. Incredibilmente mi riesce di parlare con loro; alcuni se la tirano un po' ma in linea di massima sembrano piu' accessibili di quanto credessi. Negli ultimi giorni credo di aver incontrato - anche solo per qualche istante - il meglio dell'alpinismo europeo. L'estrema difficolta' delle montagne in questi luoghi si riflette naturalmente nell'elevato livello di chi le scala. In un certo senso questo e' un po' frustrante perche' mi rendo conto in maniera ancora piu' evidente di quanto sia una mezza scamorza. Ma d'altra parte ho cominciato questa attivita' solo qualche anno fa.
Dopo il Cerro Electrico una cosa che mi piacerebbe davvero fare e' attraversare una parte del Hielo Patagonico Sur, una enorme ghiacciaio lungo 450 km, e magari scalare il Gorra Blanca, una vette di quasi tremila metri che svetta su questa massa enorme di ghiaccio. Teoricamente e' una cosa che si puo' fare in solitaria ma con rischi troppo grandi.
Cerro Electrico, cinquanta metri alla vetta

El Chalten, 12 febbraio 2007
Per una ragione che non riesco a trovare questo luogo mi trattiene. E non voglio dire che mi piace e non so il perche' ma piuttosto che nonostante non mi piaccia le cose si mettono sempre in modo che resti. Dopo aver scalato il Cerro Electrico ed essere tornato a valle ho controllato la mia casella di posta elettronica ed ho trovato un messaggio di due tedeschi che avevo conosciuto il mese scorso e che sarebbero interessati a scalare il Gorra Blanca e ad attraversare una parte del Hielo Patagonico Sur. In realta' attraversare il Hielo Patagonico Sur mi interessa parzialmente, ma mi interessa molto di arrivare in vetta al Gorra Blanca. Ho dunque accettato, si parte domani pomeriggio.

Hielo Patagonico Sur (Refugio Garcia Soto), 14 febbraio 2007
Il tempo non e' stato dalla nostra parte negli ultimi giorni. Dopo dodici ore di trekking siamo arrivati al margine del Hielo Patagonico Sur e trovato riparo nel Refugio Garcia Soto, un rudimentale riparo in lamiera che e' dovrebbe essere usato per fini scientifici ma che sembra essere piu' o meno abbandonato. Ad ogni buon conto gli alpinisti lo usano e frequentemente, tant'e' che vi abbiamo incontrato una coppia di francesi.
Se domani il tempo sara' dalla nostra parte proveremo a scalare il Gorra Blanca. Con i due tedeschi, Burghard e Michael, le cose vanno bene a parte il fatto che si tratta di due pignoli di prim'ordine e che hanno il braccino davvero corto, molto corto. Io capisco che ci siano persone che che sono costrette a viaggiare con un budget limitato ma delle volte mi sembra che la cosa sfiori il fanatismo. Ad ogni modo si tratta di due persone disciplinate e questo in montagna conta piu' di ogni altra cosa.

Hielo Patagonico Sur (Refugio Garcia Soto), 16 febbraio 2007
Giornata incredibile quella di ieri. Tempo mediocre alla partenza, disastroso verso la fine della mattinata con neve e vento forte, ma grandioso nel pomeriggio. Qualche istante dopo essere arrivati in vetta il Sole e' apparso ed il Hielo Patagonico si e' mostrato in tutta la sua straordinaria bellezza fatta di cime innevate e di sconfinata distesa di ghiaccio. La scalata di per se' non e' stata difficile a parte qualche difficolta' di orientamento dovuta alla nebbia che riduceva la visibilita' a meno di dieci metri. Fra un paio d'ore lasciano questu rifugio ed in un due giorni attraverseremo circa quaranta chilometri di ghiacciaio prima di raggiungere il "Paso del Viento" e da li' in circa dieci ore di trekking di nuovo il villaggio di El Chalten.
Stanotte passeremo la notte accampati sul ghiacciaio, speriamo davvero che il tempo sia buono.
Senza parole...

In autobus lasciano El Chalten, 19 febbraio 2007
Il mio tempo a El Chalten e' terminato. Il bilancio e' positivo, mi aspettavo di piu' ma il tempo rigido e le difficolta' iniziali a trovare dei compagni con cui scalare hanno reso le cose ardue.
Me ne vado dalla Patagonia meridionale con tre vette (Cerro Solo, Cerro Electrico e Gorra Blanca), con l'esperienza di aver passato cinque giorni sul Hielo Patagonico Sur e avendo conosciuto tanti alpinisti. Puo' darsi con qualcuno di loro condividero' nuove avventure.

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