Sunday, October 29, 2006

 

Puno, 29 ottobre 2006 - ITALIANO

Sono a Puno, piccolo porto situato sul mitico lago Titicaca, uno "specchio d'acqua" lungo oltre duecento chilometri situato a cavallo della frontiera fra Peru' e Bolivia. E' un luogo sacro alle popolazioni indigene che abitano questa regione da millenni.
Gli ultimi giorni non sono stati di montagna, ma non per questo meno faticosi.
Fatevi una bevanda calda, sedetevi di fronte al monitor e mettetevi a leggere perche' durante i prossimi quindici minuti potreste ridere di vero gusto.
Come gli assidui lettori del mio blog sanno, dopo la scalata del Chimborazo ho deciso di concedermi qualche giorno di riposo nella citta' di Cuenca prima di muovermi verso la Cordillera Occidental, una catena di montagne situata nella Bolivia occidentale.
Cuenca e' una citta' coloniale bellissima. Pulita ed ordinata, il che in Ecuador e' una vera rarita'. I due giorni a Cuenca sono passati rapidamente e piacevolmente mangiando, bevendo e dormendo ogni mattina fino alle nove. Giovedi' 26 ottobre ho pensato che era venuto il momento di darci un taglio ed alle due del pomeriggio ho preso i miei 40 chili di materiale e mi sono mosso verso il "Terminal Terrestre", il luogo da cui partono gli autobus a lunga percorrenza. Certo non speravo di trovare un autobus diretto per La Paz (si tratta di una roba come piu' di tremila chilometri di distanza) ma almeno verso una destinazione in Peru'. Gia', ho dimenticato di dire che fra l'Ecuador e la Bolivia c'e' il Peru' e che in autobus per attraversarlo ci vogliono circa 48 ore.
Niente da fare, il meglio che potro' fare e' arrivare a Machala, ridente cittadina famosa per la produzione delle banane (traduzione: citta' polverosa e sporca piena di zanzare), e da li' prendere un altro autobus verso Huaquillas, l'ultimo villaggio in Ecuador prima del Peru'. Le cose appaiono subito un po' piu' complicate del previsto. Peru ed Ecuador sono stati in guerra per anni perche' non riconoscono la frontiera esistente, dunque non esiste un vero e' proprio passo frontaliero. C'e' una frontiera de facto, ed e' costituita da un fiumiciattolo pieno di spazzatura che separa i villaggi (o meglio dovrei dire baraccopoli) di Huaquillas in Ecuador e di Aguas Verdes in Peru'. Ai due lati di questa frontiera ci sono qualche volta dei soldati che osservano nel totale disinteresse le persone che attraversano il fiume. Il controllo dei documenti avviene dal lato dell'Ecuador cinque chilometri prima e dal lato peruviano tre chilometri dopo il ponte. Ed ancora, e' un atto praticamente volontario. Intendo dire che non v'e' alcun percorso obbligato che impone di passare per gli uffici di immigrazione, e questo e' vero per i due paesi. E' possibile passare da un paese all'altro senza mostrare il proprio passaporto, e questa senza la minima difficolta'. Dopodiche' immagino che lasciare uno dei due paesi risulterebbe difficile senza avere il timbro di entrata. Vi lascio anche immaginare il contrabbando che avviene in questa striscia di territorio.
Le cose si presentavano dunque gia' un po' complicate perche' a meno di non noleggiare un mezzo di trasporto privato occorre fermarsi ogni volta ad uno degli uffici di immigrazione, scendere, svolgere le formalita' ed aspettare un nuovo mezzo di trasporto.
Ma naturalmente, del peggio v'e' il peggiore.
A circa quindici chilometri dal confine l'autobus che mi avrebbe dovuto trasportare almeno fino al controllo di immigrazione di Huaquillas si ferma. Per quale motivo? Semplice, per via di uno sciopero la frontiera e' bloccata. Si puo' passare solo a piedi; autocarri messi di traverso, barricate, pneumatici in fiamme bloccano la strada ad ogni mezzo di trasporto e chi prova a passare rischia una buona dose di bastonate dagli scioperanti. La cosa normale sarebbe stata pernottare in un albergo ed aspettare l'indomani. Esattamente quello che non ho fatto, non chiedetemi il perche' di una tale cazzata.
Prendo i miei bagagli (ripeto piu' di 40 chili) ed a piedi supero il primo blocco stradale. Mi sento come in un profugo in un filmato televisivo. Procedo insieme ad altre persone nel mezzo di un caos totale, fra gente che porta bambini, valigie, materassi ed ogni tipo di masserizia. Dopo tre chilometri assolutamente allucinanti propongo ad un tipo di trasportare parte del mio bagaglio, dietro remunerazione. Mezz'ora e circa due chilometri dopo arriviamo ad un posto dell'esercito dell'Ecuador e li' decidiamo di fermarci. Il sergente di guardia mi chiede se il mio sacco e' dell'esercito degli Stati Uniti d'America. E li' ho un colpo di genio, rispondo: "No e' il mio sacco personale, sono un ufficiale dell'esercito italiano". Per farla breve gli racconto che sono un Tenente degli Alpini e che sono in vacanza in America del Sud per fare alpinismo e che la situazione attuale davvero non e' adeguata al mio grado.
La cosa funziona, incredibilmente funziona. Il sergente si mette a disposizione, immediatamente. Impone al primo veicolo degli scioperanti che passa di trasportarmi fino alla frontiera. Che figura rischia di farci il paese, altrimenti?
Mezz'ora dopo passo la frontiera fra Ecuador e Peru', e mi trovo nel villaggio di Aguas Verdes.
Panico allo stato brado!
L'Ecuador e' Terzo Mondo, ma il Peru' lo e' molto, molto di piu'. Voglio dire e' molto, molto piu' pericoloso. Mi trovo circondato da uno stormo di mini-taxi che mi propongono di condurmi al controllo di immigrazione; sono le dieci di sera e' non v'e' piu' alcun mezzo di trasporto pubblico. D'altronde il posto dove sono e' allucinante: scuro, sporco, non v'e' direzione chiara, sono su una frontiera e non v'e' ombra di una guardia o di un soldato. Devo muovermi da qui al piu' presto.
Salgo su uno di queste motorette adattate a taxi; il conducente percorre un percorso diverso da quello dovuto, cio' mi costringe a mettere la mano sul coltello che porto sempre con me. Non ve n'e' bisogno, le cose vanno come dovuto anche se passato l'ufficio di immigrazione peruviano il conducente comincia a farmi un discorso strano. Dura poco, vedo passare un taxi regolare - l'ufficio di immigrazione marca la fine della "terra di nessuno" - lo chiamo e mi ci butto dentro, incurante degli insulti del conducente el mini-taxi.
Mezz'ora dopo arrivo alla citta' di Tumbes, sono di nuovo nella civilta'. Da li' otto ore di autobus notturno e sono a Chiclayo dove comincia il deserto. Un'ora di attesa e prendo posto su un autobus diretto a Lima dove arrivo dopo quattordici ore di percorso attraverso il deserto.
A Lima ho avuto giusto il tempo di riposare la notte; ieri alle tre del pomeriggio prendo l'autobus che dopo ventidue ore di viaggio mi porta finalmente sulle sponde del lago Titicaca, a soli trecento chilometri dalla Bolivia e da La Paz.
E credo davvero che per i prossimi due giorni faro' il turista, anche perche' qui siamo a quattromila metri d'altezza e dopo piu' giorni passati praticamente al livello del mare mi manca davvero l'aria.

Comments:
Non so perche' ma le cose non mi riecono mai semplici, si complicano sempre e fanno tutto DA SOLE !
 
"Ufficiale degli alpini", mossa degna di Toto' !
 
Post a Comment



<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?