Saturday, November 11, 2006

 

Parque Nacional Sajama, 3-8 novembre 2006 - ITALIANO

Sajama, 3 novembre 2006
Dopo aver trascorso tre giorni per spostarmi dall'Ecuador alla Bolivia ed altri quattro visitando lo stupendo lago Titicaca eccomi a Sajama, minuscolo villaggio boliviano di 200 anime situato nel cuore dell'omonimo parco nazionale. Il Cile e' in linea d'aria a meno di venti chilometri e quest'aria di frontiera si senta nei luoghi e nei discorsi delle gente del posto.
Il villaggio da' il nome al Nevado Sajama, la vicina montagna che con i suoi 6540m rappresenta il punto culminante della Bolivia. Domani si ricomincia con un'altra avventura, prima il Nevado Sajama ed a seguire il Volcan Parinacota. Sono disteso su un letto discretamente confortevole (per gli standards di questo viaggio intendo, naturalmente) e mi chiedo come saranno i prossimi giorni. Domani utilizzero' un animale da soma per trasferire il materiale fino al campo base (4700m). A quel punto saro' di nuovo solo faccia a faccia con una montagna di oltre 6500m, anche se tecnicamente non troppo difficile. Il giorno dopo spostero' tutto il materiale al campo alto, una piazzola situata su una cresta rocciosa a circa 5700m e da li' se le condizioni fisiche e metereologiche lo permettono tentare l'assalto alla vetta. In realta' potrei gia' domani portare tutto il materiale al campo alto ma sarebbe davvero tentare il diavolo. Il villaggio dove sono ora e' a 4250m ed a queste altitudini guadagnare 1500m in un giorno e' eccessivo; inoltre dal campo base al campo alto non avro' l'aiuto di alcun animale da carico. La Bolivia e' un paese decisamente interessante con una cultura varia e profonda. Peccato che versi in delle condizioni cosi' disastrose. Nevado Sajama (Campo base), 4 novembre 2006 ore 13:00
Nuova montagna, nuovo campo base. E potrei dire vecchia noia. E' difficile, sopratutto quando si e' soli, tenersi occupati in un posto del genere. Avessi almeno un libro da leggere.
Da un paio d'ore minaccia di piovere ma per il momento solo nuvole e vento. La via di ascensione al Sajama sembra facile. Domani spostero' il materiale fino al campo alto e questa volta con il solo aiuto della mia schiena. Davvero non era possibile farlo oggi, una montagna di oltre 6500 metri non si scala in due giorni!
Il paeseggio e' desertico, ma di una austera bellezza. La ridotta densita' dell'aria e l'assenza di umidita' rendono ogni dettaglio incredibilmente nitido, non posso che invitarvi a dare uno sguardo al mio sito abituale. Credo che un fotografo esperto potrebbe tirare da questi paesaggi delle fotografie eccezionali.

Nevado Sajama (Campo base), 4 novembre 2006 ore 16:00
E' appena cominciata una fitta grandinata. E' anche nevicato per poco piu' di un'ora ma con poca intensita'. Adesso tutto e' immerso nelle nuvole, ma non c'e' vento. Non fa troppo freddo, stranamente.

Nevado Sajama (Campo alto), 5 novembre 2006
Una tappa molto faticosa quella di oggi. Quasi mille metri di dislivello (campo base 4700m, campo alto 5680m) e per di piu' ero carico come un mulo. Due ore fa un momento di panico: il fornello non voleva saperne di funzionare. Dopo averlo smontato, ridotto in una ventina di pezzi, pulito ogni singolo elemento e sopratutto dopo due ore di bestemmie sembra funzionare di nuovo. Credo che meriti una controllata da una persona del mestiere. Gia', dove?
A questo punto mi restano circa 800 metri per arrivare in cima. Domani sara' una giornata dura anche - e sopratutto - perche' dovro' partire alle tre del mattino e di solito ho grosse difficolta' a dormire la notte del "summit day", specie quando mi devo alzare cosi' presto. C'e' da dire inoltre che stasera fa' decisamente molto, molto freddo.

Sajama, 6 novembre 2006
Questa volta non ho granche' di esaltante da raccontare circa questa ascensione. Tutto e' andato liscio come l'olio e come secondo i piani. Come previsto ieri notte non ho dormito, all'una ho quindi deciso di lasciare la tenda e di intentare la scalata sotto il cielo illuminato da una luna al primo quarto. Senza grosse difficolta' ho superato la cresta nord-ovest, il punto chiave della scalata. Arrampicando su rocce miste a ghiaccio ho potuto evitare un largo campo di penitenti (vi evito di nuovo le spiegazioni circa questa curiose formazioni nevose tipiche dei paesi andini) e quindi mi sono trovato a 6000 metri su una distesa nevosa a circa 30 gradi di pendenza. In circa tre ore ero in cima, foto di rito ed a seguire niente di sorprendente. Discesa lungo il percorso di scalata, ritorno al campo alto, recupero del materiale e discesa al campo base dove con perfetta puntualita' mi aspettava il mulattiere con i suoi asini per ricondurmi al villaggio di Sajama.
Fra poco credo che cadro' fra le braccia di Morfeo. C'e' da riposarsi perche' oggi e' stato un giorno duro e domani si riparte alla volta del Volcan Parinacota. E solo per raggiungere il campo base occorrera' marciare per piu' di venti chilometri.

Volcan Parinacota (campo base), 7 novembre 2006
Giornata faticosa, ma di soddisfazione. Partenza dal villaggio di Sajama alle undici del mattino e dopo aver percorso oltre 20 chilometri con due asini, eccomi al campo base per l’ascensione del Parinacota. Si tratta di uno spiazzo coperto di polvere vulcanica nerissima, situato fra due gigante di oltre 6000 metri e situato a meno di un chilometro dalla frontiera cilena. Fino a qualche decennio fa c’erano ancora grosse porzioni di campo minato risalenti al conflicto che oppose Cile e Bolivia per il controllo di una vasta porzione di territorio che alla fine ando’ al Cile. Il tempo e’ tutt’altro che buono. Fa’ molto freddo e nevica intensamente, sono le undici della notte e fra due ore conto di cominciare la scalata perche’ il freddo e’ troppo intenso per poter anche solo pensare di dormire. Il fornello a benzina mi ha definitivamente lasciato dunque ho scorte di acqua limitata (non posso sciogliere neve) e non posso prepararmi alcun pasto caldo. In queste condizioni e’ meglio muoversi ed il prima possibile perche’ rischio di stancarmi ancora di piu’ nel vano tentativo di riposarmi.

Sajama, 8 novembre 2006
E’ strano come si possa ridurre in poche linee l’immenso sforzo della giornata odierna. Partenza dal campo base alle due del mattino, sette ore semplicemente allucinanti per arrivare in vetta, ritorno al campo base alle undici e dopo essermi ricongiunto con il mulattiere e gli asini, ritorno al villaggio di Sajama alle cinque del pomeriggio. Sembra la fredda telecronaca di una partita di calcio ma e’ andata proprio cosi’. Molta fatica, sopratutto per vincere un immenso campo di penitenti situato a 150 metri dalla vetta, molto sonno per via della notte in bianco e molta motivazione per percorrere i venti chilometri che mi separavano dal villaggio di Sajama. Per il resto una ascensione tecnicamente facile anche se resa dura dalle condizioni metereologiche avverse (vento e neve).

Comments:
Caro Silvio, sono d'accordo con Floriana x quanto riguarda il vivere le varie esperienze nel miglior modo possibile. Alla fine saranno proprio le cose che non ti aspetti ad arricchirti di più. X quanto riguarda la solitudine che ti assale in alcuni momenti credo che sia perfettamente normale x un essere umano che ha deciso di scelare decine e decine di montagne senza... concedersi lunghi periodi a bassa quota! Spero che nelle prossime scalate incontri qualcuno positivo con cui condividere queste fantastiche esperienze. Ma il binocolo, poi, te lo sei portato...?
Ciao amico...
 
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