Saturday, July 14, 2007

 

L'ultimo atto: "El Escudo", 8-13 luglio 2007 - ITALIANO

Huaraz, 8 luglio 2007
Restano meno di dieci giorni alla partenza. Tra le differenti possibilita' abbiamo scelto di scalare il Huascaran, la montagna piu' alta del Peru', lungo la faccia ovest chiamata anche "El Escudo" ("Lo Scudo"). Il nome e' dovuto alla forma spiccatamente triangolare di questa parete di neve e ghiaccio che puo' essere scalata lungo diverse linee, la piu' frequentata e' quella che segue la cresta a sinistra. Il nostro piano e' di seguire la via normale alla vetta fino alla quota 5900m, quindi attaccare la parete ovest e scalare circa 400 metri con pendenza di 55-60 gradi.
Anche se si tratta di una ascensione assai piu' tecnica della via normale non si tratta di una via pericolosa e se il tempo ci assistera' credo che sara' assai piacevole. Una volta scalata l'intera parete scenderemo lungo la via normale.
L'obiettivo e' di farcela in quattro giorni in puro stile alpino leggero, allestendo un campo ai limiti del ghiacciaio (circa 4800m) ed uno alla base dello "Scudo" (5900m).
E' la nostra ultima montagna, l'ultima del mio viaggio di dieci mesi.

Campo morena (4800m), 9 luglio 2007
Oggi e' stata una giornata abbastanza pesante. Abbiamo lasciato Huaraz in mattinata in direzione del Huascaran. Arrivati a Musho, il villaggio alla base della montagna, ci siamo incamminati verso la morena del ghiacciaio del Huascaran. Siamo arrivati al punto prescelto per il nostro primo accampamento verso le cinque del pomeriggio. Da qui lo "Scudo" si mostra in tutta la sua bellezza ed imponenza. La via normalmente percorsa e' a sinistra e sembra una scalata accessibile, al punto che ci chiediamo cosa giustifichi il livello di D+ (difficile superiore) che le e' assegnato nella letteratura di montagna del Peru'.

Tramonto al campo morena (4800m)

Campo ghiacciaio Huascaran (5700m), 10 luglio 2007
Ha appena cessato di nevicare, ne sono caduti almeno trenta centimetri in meno di due ore. Siamo accampati a 5700m, nel mezzo della "Canaleta", uno stretto corridoio attraverso il quale si sviluppa la via normale al Huascaran. Il brutto tempo ci ha obbligato a sostare qui. Non sappiamo quanto siamo ancora lontani dalla base dello "Scudo". Se domani il tempo lo permettera' faremo una ricognizione dei luoghi e quindi scaleremo la parete dopodomani.
Fra una mezz'ora credo che piombero' nel sacco a pelo, domani e' un altro giorno.

Campo ghiacciaio Huascaran (5700m), 11 luglio 2007
Oggi e' stata una bella giornata. Verso le undici abbiamo lasciato la nostra tenda per verificare quale e' il luogo piu' conveniente per attaccare lo "Scudo". A sinistra la strada sembra essere bloccata da un crepaccio di grandi dimensioni, praticamente impassabile; questo rende la via di ascensione piu' facile non raggiungibile. A destra e' possibile negoziare questo crepaccio attraversando uno stretto ma solido ponte di neve. Forse non abbiamo verificato abbastanza la possibilita' di passare a sinistra e di raggiungere la classica via di scalata. In realta' siamo sedotti dalla possibilita' di scalare la parete lungo una via diretta, estetica, senza compromessi. Ad ogni modo questa opzione ben che tecnicamente piu' ardua (la pendenza e' almeno di 60 gradi) presenta il vantaggio di richiedere una marcia di avvicinamento assai breve, circa un'ora dal nostro campo attuale. Personalmente sono convinto che e' possibile attraversare il crepaccio a sinistra ma Mike e' di idea contraria. Poco importa, a me sta bene scalare lo "Scudo" per una via diretta. E' l'ultima montagna di questo viaggio, voglio un finale "con il botto". Domani la sveglia e'
alle due, lasceremo il campo alle tre ed alle quattro prevediamo di cominciare a scalare la parete.

'

Huaraz, 13 luglio 2007
Alla fine anche "Lo Scudo" e' stato scalato anche se non si e' trattato di una vittoria facile. Ne portero' addosso le conseguenze per settimane. Procediamo con ordine.
Ieri alle tre abbiamo lasciato il nostro campo a 5700m per renderci a 5800m nel luogo dove il giorno prima avevamo situato l'unico sicuro passaggio attraverso il vasto crepaccio che attraversa per tutta la sua longitudine la base della parete ovest. I problemi non si sono fatti attendere. La lampada frontale di Mike non funziona correttamente e si spegne ad intervalli irregolari. Decidiamo, comunque, di continuare; arrivati verso le quattro a 5800m decidiamo di procedere come segue. Io guidero' i primi tre tiri della scalata (in totale centocinquanta metri) ed a quel punto saranno le sei e ci sara' abbastanza luce solare perche' Mike mi dia il cambio. Purtroppo il diavolo ha deciso di metterci lo zampino. Appena comincio a lavorare con le picozze ed i ramponi sulla parte la MIA lampada frontale comincia a fare i capricci. Si spegne ad ogni minimo brusco movimento. Mi trovo a scalare una parete di 70 gradi nel pieno della notte - avvolto nel freddo e nel vento a quasi seimila metri - con una lampada che non funziona. Ad ogni modo riesco a scalare per sessanta metri, la lunghezza totale della corda, piazzando correttamente ogni dieci metri le dovuti viti da ghiaccio allo scopo di proteggere una eventuale caduta. Mike scala il secondo tiro con la sua lampada che seppur malconcia sembra funzionare meglio della mia. Appena termino di scalare il terzo tiro la luce solare e' diventata sufficiente per affrancarci dall'uso della luce artificiale. Per circa sette ore procediamo scalando i seicento metri che ci separano dalla sommita' della parete. Fa' freddo ed il Sole non compare che alle undici. La parete e' fredda, coperta di ghiaccio duro ma fragile. Dobbiamo insistere picchiando le picozze ed i ramponi affinche' penetrino in maniera sufficiente da sostenere il nostro peso. Il vento, che non cessa di soffiare un solo istante, non rende le cose certo piu' facili.

'Scalando

E' quindi con il massimo sollievo che poco dopo le undici ci approssimiamo alla sommita' della parete. Poco prima di mezzogiorno la parete e' vinta, e' completamente scalata. Seicento metri di ghiaccio e neve con pendenza fino a 70 gradi sono dietro di noi. Siamo a circa 6250m, la vetta del Huascaran e' cinquecento metri piu' in alto. La scalata a questo punto e' poco piu' ci una comminata lungo una cresta nevosa facile e poco inclinata ma richiede almeno tre ore e la discesa lungo la via normale ne richiedera' almeno cinque. Questo vuol dire che anche ammettendo di non prendere una sola pausa (e siamo ad oltre seimila metri) e di non fare alcun errore saremo di ritorno al nostro campo non prima delle otto di sera. Ammettendo un minimo di due ore per le inevitabili pause e per qualche "errore di percorso" ci risulta chiaro che non saremo di ritorno prima delle dieci della notte. Conclusione: di arrivare in vetta al Huascaran non se ne parla.
Ed a dirla tutta la cosa non ci interessa piu' di tanto. Quello che ci interessava era scalare "Lo Scudo". A questo punto cio' che resta fra noi e la cima e' una facile camminata, di poco interesse, che non giustifica il rischio di una discesa nell'oscurita'. Devo ricordare che le nostre lampade frontali non funzionano? Giusto per convincerci della giustezza della nostra decisione si aggiunge il fatto che dopo aver passato otto ore lavorando sulla parete ovest sia Mike che il sottoscritto stiamo soffrendo ai piedi di un probabile congelamento di I grado ai piedi.
Rapidamente procediamo lungo la cresta fino a 6500m, laddove e' possibile ricongiungerci con il percorso della via normale. Riscendiamo a questo punto il Huscaran negoziando crepacci ed attraversando sezioni dove affondiamo nella neve fino alla cintura.
Durante la discesa ci rendiamo conto che sarebbe stato possibile accedere allo "Scudo" a sinistra e percorrerlo per la via piu' facile se solo avessimo insistito nella ricerca di un passaggio da quel lato. Ma che importa ormai?
Quando il Sole cala dietro l'orizzonte siamo a due ore dal nostro campo. Con l'aiuto della luce del crepuscolo e della mia lampada che adesso sembra funzionare correttamente (stronza!) raggiungiamo la nostra tenda. Sono le otto, abbiamo passato le ultime diciassette ore scalando senza sosta, siamo fisicamente distrutti. Mi dolgono i piedi, i miei alluci sono nero-violacei a causa dell'intenso freddo subito e solo dopo una massiccia dove di antidolorifico riesco ad addormentarmi.
Stamattina abbiamo lasciato il ghiacciaio di buon'ora e dopo una intera giornata di discesa (da 5700 a 3100 metri) abbiamo raggiunto di nuovo il villaggio di Musho e da li' Huaraz.
E' stata una dura scalata, i piedi mi dolgono come mai in passato e so che per recuperare dai geloni che mi sono procurato occorreranno settimane, forse mesi. Ma non importa, la mia avventura in America del Sud si chiude con una vittoriosa scalata ed anche se un po' acciaccato torno in Europa sano e salvo, solo un anno piu' vecchio.

La via che abbiamo seguito

Huaraz, 14 luglio 2007
Grandioso: una nuova via, questo e' quello che abbiamo probabilmente scalato. Senza volerlo abbiamo scelto la via probabilmente piu' diretta e piu' dura. Stiamo verificando che la via non e' stata scalata in precedenza e sembra davvero che questo non sia il caso. Forse la mia avventura nell'altro emisfero si chiude con l'apertura di una nuova via, il sogno di ogni alpinista.
Sarebbe una grande soddisfazione anche se ottenuta a prezzo di un congelamento ai piedi che durera' al meglio un paio di mesi.
Adesso mi restano tre giorni di riposo prima che il mio aereo lasci Lima per Madrid e quindi da li' Napoli. Settantadue ore di meritato riposo!

Comments: Post a Comment



<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?