Monday, July 23, 2007

 

Riflessione alla fine di un lungo viaggio, 23 luglio 2007 - ITALIANO

Napoli, 23 luglio 2007
L'America del Sud e' un posto un po' speciale. Non si puo' tornare - anche da un breve viaggio - da quel continente senza vivere da subito un minimo di nostalgia. Per qualcuno quella nostalgia diventa man mano sempre più’ insopportabile, al punto che a tanti capita ad un certo punto di farvi ritorno definitivamente.
Non e’ il mio caso - non ancora comunque! - ma il forte senso di vuoto che vivo adesso ha ragioni che sono più forti della nostalgia di un luogo, peraltro già essa stessa fortissima. E' piuttosto una condizione complessiva, marcata dai tempi e modi che ho dato alla mia vita per un anno, che manca. Molti mi chiedono: "Ma Silvio, non ti mancava la famiaglia, gli amici, avere un posto fisso? " Certo, ma solo nelle pause tra una montagna e l'altra! Ogni qualvolta mi sono trovato su una montagna niente mi è mancato perché era come se l'intero mondo mi appartenesse. O forse la sedentarietà' ed il nomadismo sono per me due condizioni l'una necessaria all'altra.

Le Alpi sono forse le montagne più belle al mondo. E’ una catena montuosa compatta,densa, bella, elegante e varia. Le Ande, pur essendo la catena montuosa più lunga della Terra non riescono lontanamente ad avvicinarsi alla loro grazia e bellezza. Però è nel continente sudamericano che ho fatto l’incontro con una dimensione dell’alpinismo totalmente differente da quella conosciuta fino ad allora. E non solo perché alpinisticamente durante l’ultimo anno ho fatto un netto salto di qualità. E’ stato nella ruggente Patagonia, nella durezza delle disperate ascensioni peruviane, del desolato deserto di Atacama o percorrendo l’altipiano boliviano in direzione della Cordillera Real che ho superato la dimensione della confronto con la montagna per entrare in quella dell’incontro.
I miei piedi sono ancora doloranti. I polpastrelli degli alluci sono bruciati dal freddo e mi è doloroso anche il solo camminare. Eppure io non riesco a pensare ad altro che al giorno del ritorno alla montagna. Appena lo stato di salute lo permetterà ricomincerò ad allenarmi usando tutto il tempo a disposizione che avrò. Devo migliorare, e molto, nell’arrampicata su roccia; devo migliorare tecnica, stile e resistenza. L’obiettivo è riuscire nel giro dei prossimi sedici mesi ad avere il livello sufficiente per provare realisticamente la scalata al Cerro Fitz-Roy, una delle più belle montagne al mondo. Una parete di roccia verticale che è forse l’espressione più intima e completa dell’essenza della Patagonia che ho lasciato qualche mese fa.

Il mio ritorno alla cosiddetta vita attiva si farà in Francia. Stasera parto per Parigi e da domani bisognerà darsi da fare per reinserirsi nella cinica e produttiva società borghese.
E pur essendo il ritorno alla "vita produttiva" una scelta attualmente inevitabile, non sento che la vera vita sia lì. Non lo è per me, ad ogni modo. Non conosco la psicologia che giustifica la mia ricerca del limite. Io so che solo quando mi avvicino a quel limite mi sento vivo. Non provo particolare gioia nelle privazioni, nel dolore, nella solitudine o nel sentire la morte che mi accarezza. Ma è solo a prossimità di quel limite, quando sposto quel limite un pò più in là, che riesco a cogliere l’intero senso dell'esistenza umana.

I pensieri che esprimono un valore non devono essere compresi bensi' vissuti (H. Kessler, maggio 1986)

Comments:
Bellissime parole e pensieri condivisibili da tutti noi invischiati nella vita di ufficio. Invidio la tua forza d'animo oltre che la tua avventura.
 
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